sabato 23 novembre 2019

Into darkness

"Retribution.
I livelli di cortisolo nel tuo organismo si stanno mantenendo sopra i valori di soglia da circa quattro giorni. I tuoi livelli di serotonina, noradrenalina e dopamina sono invece sotto il livello di guardia.
Fino a questo momento, si sono manifestati i seguenti sintomi da stress prolungato: disturbi del ciclo sonno-veglia, disturbi nella digestione, accelerazione del battiato cardiaco, dolori muscolari e crampi allo stomaco.
L'assunzione e l'abuso di sostanze come il caffé o droghe per ovviare al ciclo sonno-veglia inesistente alla lunga comprometterà il tuo organismo. Suggerisco di..."

Il rumore di una chiave inglese che viene scagliata rabbiosamente contro l'elmo della corazza costituita da una lega di titanio-vanadio. Nessun danno, ovviamente, ma quell'eco metallico rimbomba nel locale per qualche secondo.

"VAFFANCULO, SALLY! STAI ZITTA!"


Hub, ore 06:57. Il sole è sorto da poco su Philadelphia. Mattinata fredda, cielo nuvoloso.
Retribution e Banshee sono tornati da poco da una ricognizione nella North Town. Alla ricerca di... qualcosa. Qualsiasi cosa. Una traccia, una pista, un indizio.

Niente. Non hanno trovato niente di tutto ciò.
E ora sono tornati indietro. Retribution con la morte nel cuore: la morte anche di quella flebile speranza che aveva confessato di nutrire ancora a Sidoine, trasfigurata nelle sembianze mistiche di Madame Samedi. La speranza di un pazzo, di un folle: la speranza di ritrovarla ancora viva.

Non ha praticamente mai parlato, Retribution, per tutto il viaggio di ritorno.
Fino a questo momento: fino a quando, nell'officina deserta dell'Hub, la base segreta dei Night Soldiers, dopo essersi tolto la power shell ed essere rimasto solo con la tuta addosso, non si è rivolto in quella maniera così aggressiva a Sally, la servizievole IA che vive all'interno della sua shell.

"Certo, Retribution."

La replica gentile della IA non si fa attendere.
Sally è sicuramente una forma piuttosto avanzata di software, un programma che ha avuto anni per acquisire ed elaborare i dati provenienti dal mondo reale.

Tuttavia, Sally è limitata: non può comprendere le emozioni degli esseri umani e non può imitarle.

Non può provare empatia per il suo creatore che, mezzo nudo, dopo aver tirato la chiave inglese, si è accasciato in un angolo dell'officina, con la faccia nascosta tra le mani.

Non può capire l'abisso di disperazione. L'oscurità.

Ci ha provato. Cazzo se ci ha provato a resistere, a non arrivare al punto di rottura. Quando era nella sala briefing assieme a Jimmy e a Nicholas, coordinando gli sforzi delle varie pattuglie per cercare di intercettare i rapitori, ha cercato di mostrarsi freddo e logico, impedendo agli altri due di fare colpi di testa che avrebbero portato solo altri danni ai Soldiers.

Quando ha saputo che Echo...la loro leader... Effie era stata rapita dalla Human Brotherhood, ci ha provato a reagire. Ha detto a Galen, l'amico di sempre, di essere disposto a fare qualsiasi cosa pur di riaverla indietro. Qualsiasi. Cosa.

E, pur sapendo che quei frame sfocati non avrebbero portato a niente... si è gettato lo stesso nella North Town. Rabbioso e agitato come un cane randagio messo all'angolo, pronto a mordere chiunque.

Nessuno all'Hub può capire il suo dramma. Nè Sally, un numero infinito di righe di codice condensato in un microprocessore montato all'interno della sua shell, nè gli altri Soldiers.

"Le ho regalato la sua prima maschera. Tanti anni fa."

...

Fat Boe lo ritroverà in quella posizione qualche ora dopo, dopo averlo cercato per tutta la base. Lo troverà addormentato, immerso in un sonno agitato, gli occhi che scattano dietro le palpebre chiuse, le occhiaie profonde.
Non avrà il coraggio di svegliarlo per dirgli che, da qualche ora, sul web è apparso un sito della Brotherhood con un conto alla rovescia.


domenica 27 maggio 2018

Calm before the Storm

<Hai una sigaretta?>



Un afoso pomeriggio nel Desert Side di Philadelphia.
Il calore fa tremolare l'aria in lontananza.
Sotto il sole, al riparo di una barricata improvvisata, due figure.
Una power shell da combattimento, seduta su di una delle tante macerie che ingombrano la strada, e una ragazza armata di un AK-47.
Il pilota si è tolto il casco e, dopo aver chiesto una sigaretta, si è messo a fumare osservando il deserto che ha di fronte. 
Le nuvole di fumo sembrano quasi fare fatica a dissolversi nell'aria.

<Quanto sarà dura, secondo te?>
<Ci toglieranno tutto. Ma ci rialzeremo.>

Attorno a loro, ci sono solo le maestose rovine urbane del quartiere abbandonato della città ad ascoltare ciò che hanno da dirsi, nel silenzio assordante.




sabato 21 aprile 2018

A House Divided

Una volta, Abramo Lincoln ha detto, in un suo discorso diventato poi celebre "A house divided against itself, cannot stand."

Sala Briefing del Node, South Side di Philadelphia.
Il bunker sotterraneo dei Night Soldiers sembra più vuoto del solito, da qualche giorno a questa parte.

Seduto davanti ad una postazione, con una tazza di caffè fumante in mano, Martin sta fissando lo schermo di uno dei tanti potenti computer che riportano le mappe di Philadelphia, assieme ai feedback video delle microcam delle pattuglie in ronda.
Ha lo sguardo perso nel vuoto, però: come se in realtà stesse pensando a tutt'altro.

C'è stato un evento che molti definiscono addirittura come uno scisma.
Una frattura profonda, che ha frantumato l'unità del gruppo.
Sono arrivate nuove disposizioni, dal Consiglio delle Maschere. Nuove disposizioni più restrittive. Nuovi ordini più severi.
Non tutti sono stati disposti ad accettarli.

Ci sono state defezioni. Che è un modo gentile per dire tradimenti, ragiona tra sè e sè, sorseggiando finalmente il suo caffè. Caldo e zuccherato. Come piace a lui.

Alcune di queste lo hanno ferito più delle altre, anche se non lo ha mai lasciato trasparire all'esterno. Per esempio, Galen: è merito suo se è ancora vivo. Lo ha ricucito dopo l'ultimo scontro contro le truppe di Magnus, gli è stato vicino durante i mesi di degenza. Con lui, ha contratto un debito che non potrà mai estinguere.
E che dire di Edward? Ha imparato ad apprezzarlo come tenente in Afghanistan. Hanno combattuto e hanno sofferto insieme, lontani da casa. E' stata una piacevole sorpresa rivederlo a Philadelphia, mentre cercava dei vigilanti disposti a collaborare per il bene dei cittadini comuni. Il gruppo aveva bisogno di qualcuno con le sue capacità.

Spariti. Se ne sono andati, di punto in bianco. E con loro, tanti altri. Il Dottor Shroud, Miss Shrine... e anche Sentry, già.

E lui?  Che dovrebbe fare?
Clem, prima di lasciare il Node per mettersi in proprio, una volta disse che lui era la memoria storica dei Night Soldiers di Philadelphia. Una specie di vecchio pazzo che racconta storielle, ecco come si era immaginato dopo quella descrizione, ridendo divertito all'idea.

Ora non gli viene più tanto da ridere, no. Perché Martin ha finalmente capito.

Paradossalmente... deve ringraziare Hammerhead per quello. Dopo aver rischiato di finire in galera a seguito di uno scontro con i Patriots, sono riusciti a risalire al suo DNA dalle tracce di sangue che ha lasciato sulla scena dello scontro. Da lì, incrociare i dati con il database dell'esercito è stato un gioco da ragazzi.
Trovare il proprio nome nella lista dei ricercati è stata una sorpresa amara... ma, in un certo senso, una liberazione.
Niente più doppia vita. Non deve più far finta di essere l'anonimo inquilino del quinto piano del suo condominio, l'onesto proprietario del Greasy Hunt. Niente più menzogne, niente più bugie.
Si è trasformato, dopo tre anni, in un vero Night Soldier.

Ecco cosa vuol dire essere la memoria storica del gruppo: vuol dire incarnare lo spirito dei Night Soldiers. Vuol dire rappresentare i loro valori. Credere nei loro ideali di giustizia.
Fino alla fine. Senza compromessi.
Vuol dire obbedire agli ordini, perché da quelli dipende la sicurezza di tanti.
Vuol dire sacrificarsi per gli altri, e non aspettarsi niente in cambio.
Vuol dire fare quello che nessun altro ha il coraggio di fare, ed essere perseguitati per averlo fatto.
Vuol dire avere le spalle larghe per sopportare le conseguenze di ogni minima azione, ed essere pronti ad affrontare insieme le difficoltà.




Il caffé è ancora bollente, quando un segnale su uno degli schermi attira l'attenzione di Martin. L'uomo scrolla le spalle, appoggia in fretta la tazza sulla scrivania e poi risponde alla chiamata.
Non c'è neanche il tempo per pensare. Duty calls.

<Qui Retribution. Tieni duro, sto arrivando.>



sabato 3 marzo 2018

War Stories - Crossroads (Part I)

28 settembre 2020, Afghanistan, distretto Dara-I-Pech, Dalsim. Ora locale: 18:03.



Il villaggio di Dalsim è uno dei tanti che sono sorti nel corso dei secoli nella vallata del fiume Pech.
Qui la civiltà, come in tutta questa zona dell'Afghanistan, non è mai arrivata del tutto, e la gente vive ancora di pastorizia e agricoltura.
Gli abitanti sono stati temprati dall'ambiente aspro in cui vivono: duri e coriacei, riservati e chiusi verso gli stranieri.
Specialmente se sono degli invasori.
Mentre il sole sta andando a morire dietro le montagne che circondano il villaggio, un vecchio è appena uscito da una capanna fatta di pietre posate a secco: il volto rugoso sembra fatto di cuoio, ed ha una lunga barba ormai bianca e radi capelli sulla nuca, nascosti dal pakol, il tradizionale berretto pasthu di lana. Il corpo magro è coperto da un lungo thwab, una specie di tunica lunga fino alle caviglie, di un anonimo color grigio.
Abiti poveri e semplici, vissuti: gli abiti di chi ha sempre dovuto lavorare duramente per sopravvivere in quell'ambiente povero e ostile.
Il vecchio si guarda attorno, e dopo aver preso un bastone appoggiato al muro della sua abitazione, con alcuni versi richiama l'attenzione del suo piccolo gregge di capre, sparpagliate in mezzo alla stradina che conduce verso casa sua. E' ora di farle rientrare, pensa.

<Assalam u alaikum, Yussuf.>

Il vecchio si volta, di scatto, nel sentire quella voce alle proprie spalle: impegnato com'era nel suo compito, non l'ha sentito arrivare.
Una voce che l'ha salutato in un buon pasthun, nonostante forse la pronuncia un po' esitante. Ma del resto, che cosa ci si può aspettare da uno straniero?

<Wa alaikum u ssalam, Sergente.>

La figura davanti a Yussuf è infatti un soldato. Uno degli occidentali arrivati molti anni prima nel suo paese... per liberare la sua gente, dicevano, dal giogo degli oppressori talebani.
Le cose non furono proprio così semplici... ma questa, è un'altra storia.
In particolare, l'uomo che ha davanti è un americano. Giovane, non avrà ancora trent'anni. Capelli castani chiari corti, barba lunga, occhi azzurri. Ed un ampio sorriso.
E' armato di tutto punto: anfibi; una mimetica desertica; una kefiah attorno al collo per ripararsi dalla polvere; occhiali da sole per proteggere gli occhi dal riflesso del sole al tramonto. Ha anche l'elmetto, ma non ce l'ha addosso: è appeso al suo zaino con tutto il resto del suo equipaggiamento.
Yussuf nota anche che l'uomo porta con sè la pistola di ordinanza ed il suo P-90.
Si stanno preparando per qualcosa, pensa.

<Vieni, Sergente Hunt. Siediti qui con me.>

Martin accetta volentieri l'invito, e dopo essersi tolto il pesante zaino s'accomoda sulla misera panca di legno di fronte alla casetta di Yussuf. Da una tasca della giacca, tira fuori un pacchetto, e lo porge al vecchio.

<Sigaretta?>
<Grazie.>

Sono sigarette buone, non quelle che si trovano da quelle parti... quando si trovano. Martin se ne infila una in bocca, poi tira fuori uno zippo. Accende prima quella di Yussuf, riparando la fiamma con la mano destra dalla brezza che sta iniziando a tirare dai monti. Poi pensa alla sua.
Per un po', i due non dicono niente, si limitano a fumare in silenzio, guardando il cielo infiammato dal sole che piano piano va calando.
Yussuf si ritrova a pensare al giovane che ha seduto accanto a sè. Non l'avrebbe mai detto ma... è una brava persona, per essere un occidentale infedele. Uno che ha imparato la lingua del posto in tutti gli anni che è rimasto nel suo paese, per promuovere la convivenza con le popolazioni indigene. Uno che ha sempre trattato bene i civili. Uno con cui si è fermato spesso a chiacchierare sempre su quella stessa panchina. Uno che potrebbe definire suo amico.

Oggi però il sergente Hunt non sembra in vena di chiacchiere. Dopo aver espirato l'ennesima boccata di fumo, Martin prende la sigaretta tra indice e pollice della mano destra e se la sfila dalla bocca, scuotendola un po' per far cadere a terra la cenere.

<Sono venuto a salutarti, Yussuf. La mia unità è stata trasferita. Ce ne andiamo domani.>

In un certo senso, Yussuf se lo aspettava. Nei giorni scorsi il campo degli americani nel villaggio era in pieno fermento. Ecco cosa stavano preparando. Solo che non può fare a meno di sobbalzare, per la sorpresa. Conoscendo quello che sa lui...

<E dove... dove andate?>
<Ah, non lo so, Yussuf. Sai come funziona: i capi non ci dicono mai niente. So solo che risaliremo il Pech, andando verso nord.>

Il vecchio rimane impietrito. Un lampo di... dolore attraversa per un istante i suoi occhi. E' la sua unità allora che... ma dura solo un istante. Yussuf è bravo a nascondere i suoi veri sentimenti dietro un espressione impenetrabile. Non può fare altrimenti. Ma non pensava che sarebbe toccato proprio a loro... non si diceva chi sarebbero stati i prossimi...

<Quindi mi sa che non ci vedremo per un bel po'. Cerca di stare bene, mi raccomando. E salutami anche Adila, ok?>

Il nome di Adila dà coraggio a Yussuf. Adila è la sua unica nipotina, di quasi dieci anni. I suoi genitori sono stati uccisi durante uno scontro a fuoco tra i guerriglieri della regione e le truppe regolari afghane. E ora tocca a lui crescerla e proteggerla dal mondo feroce in cui vivono.
E Loro hanno minacciato di farle cose terribili, se solo Yussuf dirà una parola... che scelta aveva?

<Tutto bene, Yussuf? Che c'è, non dirmi che ti eri affezionato?>

Il tono del sergente è canzonatorio, ma il sorriso è gentile.

<Certo. Sei diventato un amico della mia famiglia, Martin. Hai fatto tanto per noi. Come quando hai fatto venire un medico dei tuoi quando Adila stava male. Ci mancherai.>
<Beh... non so bene quali siano gli ordini. Ma magari, in futuro potrei...>

Yussuf ha ormai terminato la sigaretta, quindi la butta per terra e la schiaccia con la scarpa, per assicurarsi che sia spenta. Quindi interrompe Martin, con un gesto della mano.

<Ricordati che è Dio che dispone del futuro. Noi possiamo fare solo dei piani. Ma è Dio alla fine che decide come dovranno andare le cose. Ed il buon fedele accetta quello che gli viene dato. Sia che sia buono... che sia cattivo. Così è scritto. Ricordatelo.>

In quell'ultima frase di Yussuf, si sente chiaramente una vaga amarezza di fondo. Un certo senso di tristezza, che l'americano probabilmente potrebbe interpretare come dolore per quel distacco. Ma c'è dell'altro sotto. Non può avvertirlo in un altro modo, lo sa. Non può fare altro, o si verrebbe a sapere e Adila ne pagherebbe le conseguenze. Ma così è troppo criptico. Non riuscirà mai a capirlo. Sono condannati, ormai.

Martin getta la sigaretta, e poi si alza in piedi, seguito all'istante dal vecchio pasthu. Sembra più che altro... perplesso, per quella strana raccomandazione. Non ha afferrato fino in fondo le implicazioni di quello che gli è stato detto.

<Beh... me ne ricorderò, Yussuf. Di nuovo, statemi bene, tu e Adila. A presto...>
<Inshallah, figlio mio.>

Il vecchio abbraccia il soldato, e poi lo lascia andare, nella sera di Dalsim. C'era del vero affetto, quando lo ha chiamato "figlio". Ed anche una profonda tristezza. Scuote il capo, mentre, dopo aver seguito Martin che si allontana verso il campo base, torna a fissare le sue capre. La sua mente corre, corre...

Un bravo ragazzo, pensa. L'ho fatto per proteggere Adila ma... è proprio triste, che debba morire.

martedì 23 gennaio 2018

Into the abyss

N̦̺̱o̹̞̠̘̣̺̟̙n͚̝͖̝͈͖̭͍ ̤p̺͍̰̝̣͇̥ͅu̗̜o̞̹ͅi̝̭ ̞̮r̲̼͙͓ẹ̥͎̳̰̟̫ͅs̹͕͔͔i̺̣̰͔̮̘͇̥ͅș̗͙t̠̜̤̖̼e͓̟̠r͚e̟ͅ.̬
͖̻̳̫̱̩ͅ
̠̗̠N̹̼o̬̟̠͇̫̪̪͈n͇̤͙͎̞̮ͅ ͙̰̗͍͉̝p͍͍̬̪̥̗̱̘u͉̘̤̦̖̺͙̩̘o̬̝̞̜̹i͖̠ͅ ͎̪̭̳̯̱s̞͚̹͇̯͇c̙̜̘̼̗͚̝͕̪a̯̖p̲̹̤̻̰̬p͚̦̟a̲͉͕̙̦͈r̬̫̘̤̩̼̹e̯̦̜͇͖͇ͅ.̟̞͔
̗͍̤
̲̭̫͓̟N̝͚o̮̱͍n̫̼ ͓̙v̩͓͇̖͕͇u̘̞̯͙̤̙͔ͅo͈̠͔i̳̹̙̙̺ ͕̘s͎̫̘̪͚̹̞c͉̯̹̟͎̥̠a͇̥̼̝p͍͇p̙͎a̠͕̺͎̺r͕̖̞̦͙e͓̘.̞̺͖̪͇
͈͚̰̪̘̠
͍̗S͓̦͈̩̩̙͇̦e͍͓i͉͉̖̩ ͙̺̼̞̞͚c͙̤̫̞̯̘̜̯o͔̼͕̘̟m̰̥͈̲̤̙̗e͈̲̪̮̖̱̤̜ ̝̥̞͍̰̟̤n͖̖̳͕̬o̦͔͚͇̞̞͈̗̜i̼̝̣.̠͈̥̗̮̝ͅ
̱̼̪̘͈̣̻
̘̱̬̘̝͖̙S̗̦̞̗͚̫ͅe̳̝̲i͈̤ ̙̱̻p͚̖e̺͖̜̣g̻̯͔͓̼g̬͕͕i͇̫o̥̪̼ ̖̗͚̬̤̣̫d͙̹̞i̥̠̹̗̟̟̫̹ ̪͓͈̬n̳̞̜̬̤̤ͅo̺͕͙̬̞̖͓̠ḭ̝.͍̣̗̼
͕̺̬
̳̗̤̗̻̮S̯͉͈͍͖̦e̯̼̻̼̮i͕̬͎̼̹͓͇ͅ ̭̖͚͎̝̜u̗̪̫̬̝n̤͙͕̥̩̗ ͖̤̦m̠̖͇̲̪̗̯o̫͓̺̥̜̘̭ͅs̠̫͕͔̱t̤͇͕̘͉r̠̝̤̹̻o̼̲̤̬.͍͙͓̫̹̠̦
̝̠̱̯̤̟
͇̼̘̩N͕͍̲̪͔̱͇̤͖o̝̺̺͔̳n͔̮͎̝̳̺͉͎ ̝͖̣̟͓̗͎̱̳p͚̬u͉̟̞̘͖͙̣o̜̼͔͈͕͎͉͈i͔͔̰͎ ̝͉̻̙̩͍c̞̫̪̹ͅo̟̼m͚͖̙̪̘̱ͅb̝͎a̤̝͈̻̰t̤͙͍̺͎̣͓t͚̟̼̯ͅe̺̙̳̻̩r͍̼c̺͔͉i͖̖̖̙͙͓̠.̪̲͎͙̬̫̲̭ͅ
͓̮͚̣̘̳
̹̱̜̞͖̥D̹̼̪̟̼̮̬ͅe̼̰̦̘v̱̠͓̠̞i̞͖̖̦ ̗̺̹c̦͎͎͈͕̜̦o̗͇̝̫̠̝̳̗̲m̮͙͎͔̦̟b̥̗̤͖̘a͖̦͖̖̪̖̤t̻t̩̞͚e̟̯̮̪̭̹r̮̭̳͔e͈͉̺̗̦͓ ̦̟̰͉̹l̗͔o͔̭r̮̯̬̰̗o̮̭͎̩̭̤͎.͙̦
̱̰̬͇̤̮͖
̪͈A̙̙͎m̥̗̣̘̻m͓̦͕̘̖͔̦a̫̘͇z̠̺z̺ͅa̟̗̳̳̖͍l̙̝͚̦̯i͇̣̜.̗͖̳̺͈͔͕̦͈
̺̫̣̣
͕A̝͉̩̜͇m̹̯̪̮m͍͉a̬͉̼͍z͇̱z̲̖͈̞a̺̥̟̺l̩͎̞̟̣̫̲i͍̱̙͇͉͍̘͓ ͓̬̯̩̞ͅt͖͉͎̹u͔͉̼̲͕̲̲̺t͕̭̝̬̳̦̯͍͓t̹͓̗̥̦i̬ ̭̠̭̝̙͓͖͙̮e̼̬ ͚̱̟͈͕̻̫̪ͅd̼̯̮̰̣̗͚̳̺u̲̠̺̘̞̯͔͍̥ẹ͓͓̥.͖̫̜̝
̰̺̞̼̺
̖D̦i͍̮̲̮͈̹̪̼̙m͈̦e̹̖̠͔̼̫͉̝n͓̪͇̝͚̯̗̝t̩̣̳͓̘̮̝̝i͚͙c̥͈̹ͅa̘̪̦͕̪͖̮l̠o͓͉̗̲.̗̳̣̦̜̩̳ ̠͎͔N̦̗̠͚̜̭o̖̣̦͙̪̼̺n̝̱̝͙̤͉̣ ͉è͖͙̲̣̩͙̬ ͕̝̼t̠̥̝̹u͕̺o͙͓̲̫̙̮ ͖̼̳̪a͔͈͔͓͎̥m̘͓̩̹̜̖i͇̤̞̥̤̭͙̦c͕͇̤̼͔͇̥o͙͓̤͖̠ͅ.̱
̺͎͓̖̠̜̺̘
̱̳̩̟N̳̳̲̺̼͍̜̯̜o̭̬̦̜̲̘̬͓i͉̩̣ ̭̝͖̭l̥̘̱̝̘o̹̤̼̹̭̹̜̰ ̗̰̫̲̤s͖i̦̦̙̺͚a̝̜̜̙͖̹m̰͇̭̺͎o̦̦̝̝̞̱ͅ.̤͍̜̙͈̳͈̩
̰̰̻̫̖
̖͉A̹̮̩͇̩̫̤͔̣m̹̹̪̰m͍̰̗a̯̭̟̰̯̫̪͉̖z̝̹͓͎̻͔z̦͖̺͈̤͔̠a̳̟̮̜̠͇͙l̺̺̘̤̮o̱͍̬̼̰̰̺.̳̺͚̗
̜̖̜̜̖͉̻
̪̱̺̤̭̩̦F̤̲̗̗͇̥A̻̯͈̲͈̳ͅL̲̰L̘͖̯͍̰O̳̳̹̘̙̪ ͖̲̙A̦̠ͅ ̼̱̖̗P̠͙͈Ẹ̙͖͚͍͇̰ͅZ̼̱̤͔̺͉̞̞Z͔͓̘̳I̩̘̣̟̳̱̞͇.̯̭̳͕
̣̺
̘̫̳̮̥͓͚͓ͅU̗̟͖͈̳C͔̱͍̲C̮̗̞͓̯I̫̫D͍̮I̲̲͇̹̻̬̯̘L̦̮̰͔̟̳O̮̳̼̱.͔̣
̹̜̭̞̜
͙̬̻̫͇̜̮D̜͕̩͈͖̱̻E̠͔͙͙̪̣̲V̯̺̻͈͈̠̘I̹̫̝̮̣̦͇̥ ̗̘̞̣͕͎̮F̻̠̜E̜͓͔̰͖R̙M͇̣̦̬A̹͚ͅR̹̳L̥ͅI̫.͓͚̱̺

lunedì 25 dicembre 2017

War Stories - Hold the line

Da qualche parte nel South Side di Philadelphia, ultimi giorni della Guerra di Magnus...

"TENETE LE POSIZIONI!"

L'ordine rimbalza in ogni communicator, su ogni frequenza.
Viene ruggito con una nota di disperazione che perfora i timpani di tutti i Night Soldiers.
Viene ripetuto e ritrasmesso ciecamente, per fare in modo che nel caos della battaglia tutti sappiano qual è l'unica direttiva da seguire.
Tenere la linea. Difenderla ad ogni costo. O altrimenti, sarà un massacro.

Una folla di civili si è rifugiata in un bunker sotterraneo messo a disposizione dall'esercito per proteggere la popolazione dagli attacchi degli invasori alieni.
E ora, mentre le truppe regolari, assieme alla Force e alla Fenice, stanno passando all'offensiva, l'esercito di Magnus ha deciso di portare lo scontro sul terreno.
In quel quartiere della città, gli alieni hanno costretto l'esercito ad arretrare. Molti civili sono stati evacuati in settori più sicuri.
Ma quel bunker è rimasto tagliato fuori, e non ci sono rinforzi per tentare di salvare quelli che sono rimasti dentro.
Tranne i Night Soldiers. Schierati, per una volta, con la Force ed il governo contro il nemico comune.

"TENETE LE POSIZIONI!"

Ci sono tutti. Nessuno è rimasto indietro, stavolta. Chiunque possa essere minimamente utile in uno scontro è stato schierato.
Retribution combatte in prima linea, con la sua power shell, ma in qualche raro momento di pausa può vederli mentre affrontano le orde di mostri che gli vengono scagliati addosso.
Può vedere per esempio Revenant, non troppo lontano da lui. Che, posseduto da un'entità sovrannaturale, fa letteralmente a pezzi gli alieni.
Assieme a lui, Climber, che con la sua agilità da aracnide può spostarsi velocemente da una parte all'altra dell'esigua linea dei Soldati, andando a rinforzare un fianco sul punto di crollare.
Anche Calcifer non sta mai fermo: il pirocineta è una presenza costante e bruciante sopra le loro teste, e provvede a carbonizzare chiunque osi avvicinarsi troppo.
Più indietro, avvista Hecate, che tiene a distanza i nemici con la sua pistola laser e, se necessario, usa delle lame d'osso che gli spuntano dalle nocche per trafiggerli.
Nella linea dei tiratori, Bvrnout coordina i telecineti: automobili, tir, cabine telefoniche, qualunque cosa può diventare un proiettile mortale.
Infine, c'è Scout, la loro leader, che li coordina e cecchina con  il suo revolver i mostri che hanno la sfortuna di entrare nel suo raggio di tiro.
Ce ne sono molti altri, di Night Soldiers, venuti da altre cellule della città. E anche vecchi amici.
Longshot, Nemesis, Sheriff, Satine... Le perdite sono ingenti, ma anche gli alieni stanno soffrendo. I cadaveri iniziano ad ammucchiarsi attorno a loro. I Night Soldiers ancora in piedi sono sporchi di sangue, esausti... ma vivi. E pronti a combattere fino alla fine.

Il rumore di un'arma ad energia aliena riporta bruscamente Retribution alla realtà. Il colpo lo raggiunge ad un fianco e danneggia una piastra della sua corazza nera, mozzandogli il fiato. La shell risponde al fuoco, con una cannonata laser che centra in faccia l'invasore.
Vedendolo barcollare, altri due alieni si fanno sotto in mischia. Retribution impugna la sua ascia da battaglia a due mani, e con un colpo orizzontale potenziato dai pistoni sulle braccia dell'armatura, stacca di netto la testa mostruosa del nemico. Si scopre però all'attacco del secondo, che lo ferisce con i suoi artigli ad una gamba. Il vigilante urla di dolore, ma riesce a girarsi e ad atterrare l'aggressore con una spazzata. A terra, il mostro gli grida qualcosa di incomprensibile nella sua lingua aliena. Forse qualche insulto. O forse, chiede pietà. Che Retribution gli concede prontamente. Nella forma di un piede pesantamente corazzato, che con un pestone potenziato gli sfonda il cranio schizzando materia cerebrale e sangue dal colore improbabile da tutte le parti.

Retribution respira affannosamente, appoggiandosi al manico della sua ascia per riprendere fiato. Il colpo al fianco di prima deve essere stato più grave del previsto, e solo l'adrenalina dello scontro gli ha fatto ignorare le ferite.

Ma non si può riposare troppo a lungo. Non nel bel mezzo di una battaglia.
Un alieno particolarmente grosso e minaccioso (forse una specie di comandante), armato di quella che sembra un'ascia fatta di qualche strano materiale organico, è riuscito a sfondare il perimetro.
Si è fatto strada fino alle seconde linee. E ha abbattuto Scout, con un singolo colpo della sua arma.
Si sta apprestando a finirla.

Retribution non sente neanche il ruggito di frustrazione e di rabbia che emette, quando scatta in avanti per salvarla. La sua power shell, equipaggiata di una IA perfettamente interfacciata neuralmente con il pilota, comprende il suo comando silenzioso, ed attiva il sistema di propulsione integrato. Il vigilante copre rapidamente la distanza, ed a mezz'aria vibra un fendente con la propria ascia, alla spalla destra del mostro.
Che non sembra accusare. Però viene distratto dalla nuova minaccia. Il primo obiettivo di Retribution è stato raggiunto: attirare la sua attenzione, sviandola da Scout. E' stato facile.
Secondo obiettivo: sopravvivere. Sarà dura.
L'alieno sfrutta lo slancio del vigilante per punirlo: lo afferra per una gamba, e come se fosse una marionetta inizia a sbatterlo furiosamente contro l'asfalto. Ovunque, frammenti di pietra e di piastre metalliche.
Retribution ha appena il tempo di sparargli un colpo con il laser, d'istinto. Il colpo lo raggiunge al braccio, facendo gridare in maniera orribile l'alieno.
Questo l'hai sentito almeno, stronzo. 
Ora però la power shell è a terra. La voce soavemente gentile di Sally, la sua IA, lo informa che almeno il 75% dei sistemi è surriscaldato o danneggiato. E l'alieno incombe su di lui.
Non ha nemmeno il tempo per pensare. L'ascia del mostro lo raggiunge al torace. Le ultime piastre della shell vengono sfondate, e l'arma gli lacera la carne, squarciandogli il petto dalla spalla destra fino almeno al ventre.
Il dolore è... semplicemente indescrivibile. Retribution non si rende nemmeno conto di stare urlando. Sta piombando in uno stato di incoscienza... o forse, sta solo morendo. E' solo grazie all'ultimo strato protettivo della sua corazza che non è morto immediatamente.
E' proprio l'alieno a riportarlo tra i vivi, almeno temporaneamente. Ruggisce furioso, cercando di liberare la propria ascia da ciò che resta della corazza della shell. Con i propri movimenti, lacera ancor di più la carne dell'uomo, ed il dolore lo sveglia.
Retribution potrebbe accettare il fatto di essere condannato, e rimanere fermo ad aspettare la propria morte. Potrebbe semplicemente arrendersi.
Invece alza il braccio, tremando per lo sforzo, ed aspetta che la faccia dell'alieno sia abbastanza vicina.
La cannonata laser becca il mostro in testa, bruciandogli quello che forse era il muso. Il colpo è talmente potente da fargli schizzare la testa all'indietro, buttandolo a terra. Urla e ruggisce di dolore e di rabbia, si dimena e si contorce.  E dopo un po', smette.
Retribution non sa se sia morto grazie al suo ultimo attacco, o sia arrivato qualcun altro a finirlo. Inizia semplicemente a vedere solo buio attorno a sè.
Però le ultime parole che sente, lontane ed ovattate, gli regalano un certo senso di soddisfazione, prima dell'oblio e dell'oscurità.

"PRENDETE IL SUO POSTO! E TENETE LE POSIZIONI! SI RITIRANO!"





Into darkness

"Retribution. I livelli di cortisolo nel tuo organismo si stanno mantenendo sopra i valori di soglia da circa quattro giorni. I tuoi l...